Edilizia

Rapporto stato edilizia scolastica in Italia

L’Italia arranca per quanto riguarda l’edilizia scolastica. Più del 60% degli edifici scolastici sono stati realizzati prima del 1974 il 37,6% necessita di interventi di manutenzione urgente, il 40% è privo del certificato di agibilità, il 38,4% è in aree a rischio sismico e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi.

Questo è ciò che emerge dal rapporto Ecosistema scuola 2013, di Legambiente. Gli unici risvolti positivi riguardano la capacità delle amministrazioni di applicare fonti rinnovabili ed efficienza energetica, visto che sono il 13,5% le scuole che utilizzano le fonti rinnovabili e sono in crescita. L’indagine di Legambiente ha preso in esame 5.301 edifici scolastici di competenza dei comuni capoluogo di provincia, dei quali solo lo 0,6% è stato realizzato con criteri di bioedilizia, mentre l’8,8% invece è stato costruito con criteri antisismici, ma la verifica di vulnerabilità sismica è stata realizzata solo sul 27,3%. Nei Comuni che si trovano in area a rischio sismico, 1 e 2 e idrogeologo, solo il 21,1% delle scuole è stata verificata.

L’importanza della corretta illuminazione in uffici, luoghi pubblici ed ambienti commerciali

C’è luce anche oltre il domestico. E anche mercato per l’illuminotecnica. Questa potrebbe essere la sintesi di un settore dell’illuminotecnica meno “visibile” di quello delle abitazioni, che oltretutto oggi soffre per la crisi più generale dell’edilizia.

Manifattura, pubblica amministrazione e terziario, infatti, sono una fetta importante di mercato, sia per dimensioni, sia per capacità di spesa, del segmento dell’illuminotecnica, nel quale spesso, oltretutto, le novità tecnologiche arrivano in base a ben precise esigenze produttive, poiché oggi è assodato che una migliore illuminazione migliora le performance.

Tecniche per l’isolamento termico del tetto degli edifici

Per quanto riguarda l’isolamento dei tetti bisogna distinguere prima di tutto tra quelli inclinati e quelli piani. I primi possono essere ventilati o no, mentre i secondi si divedono tra tetto caldo e tetto freddo. Nel caso di quelli inclinati spesso esiste un’intercapedine d’aria, nella quale è posto anche l’isolante, cosa che consente all’aria di uscire e di smaltire una certa quantità di calore riducendo così la temperatura dell’isolante, specialmente d’estate, mentre quello non ventilato non possiede questa caratteristica e il calore della tegola, che può arrivare anche a 90 °C in estate passa direttamente all’isolante. Nel caso del tetto orizzontale caldo l’isolante è posto sotto la guaina impermeabile, mentre nel caso di quello freddo l’impermeabilizzante è posto al di sotto di quello isolante.

Saranno i Comuni a decidere dove può essere presentata una Scia se gli interventi comportano una modifica della sagoma degli edifici nei centri storici

Nelle zone omogenee "A" del piano regolatore, saranno i Comuni a decidere dove può essere presentata una Scia se gli interventi comportano una modifica della sagoma (ma non del volume). Il decreto «del fare», approvato alla Camera, e inviato a palazzo Madama in prima lettura, ha subito alcune modifiche che, rispetto al decreto legge, restringono l'utilizzo della Scia per gli interventi di ristrutturazione.

Il decreto «del fare» aveva stabilito che gli interventi di ristrutturazione edilizia che comportassero una modifica della sagoma, ma non del volume, fossero soggetti a Scia e non più al permesso di costruire. Una novità - tra l'altro - già in vigore. Ne restavano esclusi - e continuano ad esserlo - gli interventi su immobili sottoposti a vincolo dal Dlgs 42/2004, i quali pur comportando modifiche della sagoma, restano da autorizzare attraverso il permesso di costruire.

Obblighi studi professionali riguardanti la redazione del documento di valutazione rischi standardizzato

Dal 1° giugno gli studi professionali che occupano fino a 10 lavoratori dovranno redigere un documento di valutazione dei rischi secondo le procedure standardizzate approvate dalla Commissione consultiva e recepite con il decreto dei ministeri del Lavoro e dell'Interno. Dal 31 maggio infatti cade definitivamente la possibilità di autocertificare l'avvenuta valutazione dei rischi.

L'utilizzo delle procedure standardizzate è facoltativo per gli studi che hanno più di 10 lavoratori (e fino a 50), che potranno scegliere tra la procedura standardizzata e il DVR ordinario, elaborato cioè ai sensi dell'art. 28 del Dlgs 81/08. In ogni caso, anche per le aziende con meno di 10 lavoratori non è esclusa la possibilità di redigere un DVR secondo l'iter ordinario e quindi senza far ricorso alla procedura standardizzata (interpello 7/2012). Spetta al datore di lavoro dimostrare di aver, con la redazione del DVR, ottemperato comunque agli obblighi imposti dal Testo Unico (artt. 17, 28 e 29), compresa l'avvenuta valutazione di tutti i rischi.

Impianti di protezione attiva contro gli incendi: cosa prevedono le nuove regole

È stata pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ed entrerà in vigore il prossimo 4 aprile, la "Regola tecnica di prevenzione incendi per gli impianti di protezione attiva contro l'incendio installati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi" (DM 20 dicembre 2012).

Oggetto del decreto è la progettazione, la costruzione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti di protezione attiva installati nelle attività soggette a controllo di prevenzione incendi. Si applica in particolare agli impianti previsti nelle specifiche norme verticali o richiesti dai Comandi provinciali nell'ambito delle pratiche di prevenzione incendi. Si tratta di reti di idranti, impianti sprinkler, di rivelazione incendi, di segnalazione e allarme, degli impianti di controllo del fumo e del calore e di estinzione e controllo dell'incendio.

La competenza per il restauro di edifici vincolati è degli architetti e degli ingegneri laureati all’estero

Gli interventi su edifici vincolati restano prerogativa dell'architetto, ma non del tutto. Ieri la Corte Ue si è pronunciata sulla annosa questione che riguarda le competenze di architetti ed ingegneri civili negli interventi su beni vincolati. Una materia che la legge italiana riserva agli architetti pur consentendo all'ingegnere di intervenire nella parte tecnica. È dal 1925 che le competenze sono così suddivise, a stabilirlo è infatti il Regio decreto 2537/25. Ma con la sentenza della Corte Ue qualcosa cambia.

La Corte ha affermato di non poter entrare nelle questioni interne del nostro Paese, dunque il Regio decreto resta ancora valido: gli ingegneri laureati in Italia non possono effettuare in autonomia interventi su beni vincolatiLo stesso non vale però per gli ingegneri degli Stati membri. Ad essi, in base alla direttiva 85/384 CE e secondo la sentenza di ieri, l'Italia non può precludere l'accesso alle attività del settore dell'architettura. Conseguenza: un ingegnere civile laureato all'estero può - se il titolo glielo permette - occuparsi di un restauro senza essere affiancato dall'architetto, ma lo stesso non  vale per un ingegnere civile laureato in Italia.

Una discriminazione ed una disparità di trattamento indubbie, giustificate dalle leggi vigenti.

L’impiego del colore nell’architettura d’interni: la percezione, gli effetti sulla salute, le scelte

L’uso del colore in architettura richiede una comprensione non soggettiva del colore stesso e contemporaneamente la progressiva conquista di una forte libertà espressiva. La prima si può ottenere attraverso una rigorosa osservazione fenomenologica e la seconda attraverso un esercizio dell’arte del colore che riconosca la differenza tra arbitrarietà e libertà. In questo modo l’uso del colore può rivelarsi efficace in un’architettura che sappia interpretare le esigenze degli uomini di oggi. Secondo questo punto di vista, per progettare il colore in architettura bisogna coniugare legge e libertà nel cromatismo architettonico, proprio come l’artista si propone di fare nell’ambito di una qualsiasi arte visiva. in particolare, bisogna riconoscere nella legge lo strumento per liberare una creatività coerente con l’intelligenza incantata nella natura, – una creatività che risulti pertanto depurata di ogni elemento arbitrario o di maniera.

I materiali impiegati negli arredamenti degli uffici possono influenzare il benessere psicofisico dei lavoratori

Nausea, mal di testa, rossore agli occhi. Se i malanni arrivano dopo una giornata alla scrivania è arrivato il momento di cambiare rivestimenti, finiture e arredi. Ecco i passi da fare per stare meglio

Dallo stress al malessere fisico, il passo è breve. Soprattutto in ufficio. Dove i “nemici”  si annidano ovunque e la loro presenza causa un vero e proprio inquinamento paragonabile a quello degli ambienti esterni, con ricadute pericolose sulla salute: mobili, tappezzerie, pareti e pavimenti, tessuti, prodotti per la pulizia degli ambienti, senza dimenticare le esalazioni provenienti dal funzionamento di stampanti e fotocopiatrici.

Alcuni consigli per prevenire la formazione di nidi di calabroni, vespe ed api

Al fine di ridurre la probabilità che si possano formare i nidi di vespe, api o calabroni in situazioni comportanti pericolo per persone ed animali, la prima azione da adottare è quella preventiva. Come sempre prevenire è meglio che curare: in quest'ottica diventa molto importante poter fare un minimo di prevenzione, per evitare di trovare in casa nostra spiacevoli sorprese, oppure per non rischiare di ritrovare gli insetti l'anno successivo (molto spesso il luogo scelto per un nido, viene scelto nuovamente l'anno successivo, nonostante il vecchio nido sia stato distrutto).

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