Umberto Eco e Mari Salvadori the secret Building

Il carnevale e i suoi colori rendono vitale le città in festa e la vita ci appare un pò meno pesante. San Remo alle porte ci rallegrerà e ci terrà compagnia. Ma la domanda che mi pongo: siamo attratti da cose frivole? senza più mettere in evidenza la sostanza?

Oggi vorrei soffermare la vostra attenzione su un libro tratto dalla collana di Umberto Eco che ha illuminato la mia mente.

Come sempre mi ha colpito il titolo del libro apparentemente banale e lo lessi. Con stupore scoprii che le riflessioni dell'autore Mario Salvadori erano tutte verità nascoste e che avevano sapore di illuminazioni eterne. Egli insegnò negli anni 1950 alla Princeton University e poi alla Columbia University (che insegnava dal 1940) e trasmetteva un metodo: apparentemente banale, di seguire le intuizioni fisiche che noi tutti abbiamo per il solo fatto di vivere sulla terra. Scrisse un libro per i bambini dei quartieri poveri di New York che metteva in evidenza le strutture facendo appello soltanto all'intuizione fisica.

Come sempre faremo ogni giorno delle introspezioni del libro per carpirne i segreti, ma soprattutto per avere un metodo per progettare edifici. Gli inizi del libro sono emblematici per capire i contenuti che sono celati all'interno e fanno emergere le chiavi di lettura.

Egli scrive: l'architettura se paragonata ad altre attività dell'uomo è un'arte giovane che ha visto la luce solo 10.000 anni fa, quando l'uomo, dopo aver scoperto l'agricoltura e l'allevamento, ha smesso di vagare alla ricerca di cibo. Quando l'uomo diventa sedentario, le tende furono sostituite da abitazioni più solide, e il fuoco rappresentò il centro della casa. Si evince da molti scavi archeologici che i fabbisogni spirituali e quelli fisici si sono sempre affiancati.

Gli ultimi 10.000 anni hanno visto il succedersi di oltre 300 generazioni; tuttavia, noi che abbiamo assistito agli incredibili cambiamenti che la nostra cultura ha subito in seguito alla rivoluzione industriale, potremmo pensare che l'architettura è rimasta pressochè immutata, almeno durante gli ultimi 6000 anni. Non dovrebbe sorprenderci questa continuità, visto che l'architettura soddisfa i bisogni elementari, rimasti immutati da quando l'Homo sapiens è apparso sulla terra circa 3 milioni di anni fa. Oggi mangiamo gli stessi cibi dei nostri antenati, e li cuciniamo allo stesso modo;dormiamo su superfici orizzontali, ci difendiamo dalle intemperie, e conosciamo un solo modo per riprodurci.

L'architettura è, fra le arti e le scienze dell'uomo, quella più conservatrice, appunto perchè è il risultato di fabbisogni eterni. Anche i nostri fabbisogni spirituali non sono pressochè mutati dalla preistoria a oggi: si sono leggermente evoluti, e sono emersi nuovi rituali.

In architettura i cambiamenti, più quantitativi che qualitativi, sono il risultato dei modi di aggregazione delle persone. La città è amica dell'architettura. Che l'uomo per difendersi meglio dai nemici si sia inizialmente raccolto in villaggi, e poi progressivamente in vere e proprie città, o che siano stati lo scambio di merci e la presenza di commerci a incoraggiare la nascita dei primi nuclei con poche centinaia di abitanti, e poi milioni, in ogni caso è stata la città a insegnarci a costruire edifici sempre più alti e a conquistare territori sempre più vasti. Nel 2000 a. C. le città minoiche di Creta già vantavano edifici di 4 piani;le case popolari dell'antica Roma raggiungevano i 10 piani.

Noi siamo gli eredi di questi costruttori. Crediamo di essere i più originali della storia, mentre invece andiamo tutti nei medesimi luoghi per vedere le stesse cose, e viviamo in alveari dove gli appartamenti sono esattamente identici l'uno all'altro.

Domani continueremo ad analizzare questo splendido libro cercando di estrapolare i punti salienti.

 

11/02/2013

Fonte:

Cortese contributo dell'

Architetto Alessi Baldassare