Le Corbusier (Charles Eduard Janneret) La città concentrica

Sempre con sapienza e coscienza critica, cerchiamo di farci illuminare da un grande Architetto

"Le Corbusier" che con il suo esempio ha saputo infondere un grande sentimento di responsabilità nella società in cui viveva.

Egli scrive:La città concentrica-radiale industriale ha di fatto fallito. Essa tormenta i suoi abitanti con la frenetica circolazione meccanica che impone quotidianamente, e col caotico groviglio. . . . . di stabilimenti industriali e di quartieri d'affitto, di fabbriche e di quartieri di periferia, d'una periferia sempre più estesa e lontana. . . . . Come evitare che le nostre città si dilatino e si diluiscano, perdendo la propria forma e la propria anima?

Come evince l'introduzione è allarmante come la riflessione del grande Architetto è attuale e fa riflettere sui modelli di sviluppo che sono stati imposti dalla speculazione dei palazzinari e dalla politica senza scrupoli ne morale.

Continuiamo a sognare con le parole del grande Architetto in modo da ritrovare la strada perduta.

Fa questa riflessione parlando delle città: E' avvenuta una violenta rottura nella società occidentale scandita fino al scorso secolo dal passo del cavallo, viene soppiantata dalle automobili. La velocità della produzione e dei trasporti delle persone e delle cose ha prodotto l'esplosione delle città che si congestionano, la campagna si spopola, le province sono violate nella loro intimità. I centri abitati si estendono senza forma, indefinitamente. La città come organismo urbano coerente scompare;il villaggio già organismo rurale coerente, mostra i sintomi d'una decadenza sempre più rapida;messo bruscamente a contatto con la città, perde il suo equilibrio e viene abbandonato.

Si direbbe che tutta la società, ebra di movimento e di velocità, si sia messa senza accorgersene a girare su se stessa.

Nascono le città di scambio nate dagli incroci delle strade regie:paesi, capoluoghi, città, capitali. In questi luoghi di transito si stabiliscono i mercati con i loro banchieri;coloro che commerciano in idee, i dotti e i maestri;e coloro che esprimono la vita là dove essa si manifesta più intensa, gli artisti. Anche l'autorità, com'è ovvio, s'insedia in un luogo concentrico-radiale.

Le velocità meccaniche hanno dato via libera all'industria, e questa s'è alacremente e sconsideratamente installata in tali località preesistenti, perchè lì era possibile trovare alloggi, approvvigionamenti e mano d'opera, insieme con le molteplici risorse sociali che sempre offre un agglomerato umano. . La gigantesca inondazione della prima era industriale ha prodotto in questa città l'attuale congestione.

La città concentrico-radiale industriale ha fatto fallimento. Essa tormenta i suoi abitanti con la frenetica circolazione meccanica che impone quotidianamente, e col caotico groviglio di luoghi di lavoro e luoghi d'abitazione, in cerchie successive e soffocanti, concatenate tra loro come ingranaggi, di stabilimenti industriali e di quartieri d'affitto, di fabbriche e di quartieri di periferia, d'una periferia sempre più estesa e lontana. La popolazione aumenta sempre di più. Le reti dei trasporti pubblici:metropolitana, autobus, ferrovie, strade, sono soggette a continuo rinnovamento perchè sia garantito il quotidiano afflusso delle masse al centro della città;ogni cosa viene rettificata, coordinata, migliorata ogni giorno, ma tutto a spese dell'uomo e per la sua infelicità. la sua giornata solare di ventiquattr'ore non ha dolcezze da offrirgli, ed egli vive in modo artificiale, precario. Le condizioni di natura sono state abolite. La moderna città industriale concentrico- radiale è un cancro che prospera a dovere.

Incasellamento e disprezzo dell'uomo caratterizzano le nostre mediocri scatole d'affitto, mal isolate acusticamente, affaccianti sul tumulto della strada e sul suo terrore meccanico, mortale nemico dei bambini. Molti credono di poter compensare il logorio dei nervi e i mille disagi della vita cittadina andando ad abitare in casette di periferia.

Questo sogno d'evasione è legittimo:anzi, il rifiuto delle presenti condizioni di vita nelle città è all'origine di una dottrina condivisa da tutti grandi architetti moderni, ma in che cosa si traduce, nei fatti, questa evasione?nell'anarchica proliferazione di sobborghi che corrodono la natura e degradano le belle comunità rurali, nelle spese vertiginose (trasporti pubblici, complicata rete stradale, condutture, comunicazioni, ecc. )che il malsano rigonfiamento delle nostre città comporta per lo Stato. Questo enorme spreco, la disorganizzazione del fenomeno urbano, costituisce uno degli oneri più schiaccianti imposti alla società moderna. Il cinquanta percento del frutto del lavoro collettivo è prelevato dallo Stato per pagare questo sperpero.

Un'utilizzazione razionale del territorio consentirebbe alla popolazione di lavorare la metà.

Evidentemente la casetta <<la mia casetta>>, << il mio nido>>con accanto l'albero amico e il frutteto o l'orticello, sta nel cuore e nella mente della massa : e ciò permette agli uomini di affari di realizzare lauti profitti lottizzando terreni, fabbricando porte e finestre, costruendo le strade e le loro condutture, i tram, gli autobus, le metropolitane, le automobili, le biciclette, le motociclette necessarie per l'attuazione del bel sogno virgiliano.

Domani continueremo a descrivere la città secondo la riflessione del grande Architetto Le Corbusier.

Vediamo di parlare dei Metabolisti.

Il movimento dei Metabolisti sorto in Giappone negli anni ' 60 è tra i primi a considerare il riferimento alla biologia in modo completamente diverso rispetto ai precedenti movimenti dell'architettura. Tra le principali linee di pensiero presenti nell'architettura moderna, troviamo la corrente espressionista ed organica di HUGO HEARING che sostanzialmente, si oppone alla standardizzazione ed alla realizzazione del prodotto in serie, rifiutando l'approccio metodologico attraverso il quale alle cose viene data la forma dall'esterno in contrapposizione al loro continuo interno divenire formale.

Per i Metabolisti è importante soprattutto l'osservazione e lo stabilirsi di una analogia tra i processi che presiedono ai sistemi naturali e quelli che regolano complessivamente la formazione e la vita della città. Negli scritti di Ugo Hearling si possono trovare una serie di considerazioni, anche metodologiche, che si oppongono alla linea prevalente del Movimento Moderno sancita nelle dichiarazioni dei CIAM. In primo luogo il problema da affrontare per Hearing è quello della costruzione del manufatto come organismo vitale.

Egli nega, infatti, con forza l'identificazione tra funzionalità ed estetica e contesta, in modo radicale e convinto, l'idea di città teorizzata e sostenuta da Le Corbusier nel 1925 nei suoi Principi di Urbanistica.

E' essenziale dunque, per il movimento dei Metabolisti, l'introduzione della variabile tempo, trascurata quasi completamente dall'architettura del funzionalismo, che, al contrario, costituisce la dimensione fondamentale dei sistemi biologici.

Due dei principi fondamentali del movimento dei Metabolisti, sono che la società deve essere vista come una parte di una entità naturale che include il regno animale e quello vegetale, e, in secondo luogo, che la tecnologia deve essere interpretata come una naturale e conseguente estensione dell'umanità. Tale posizione, come è evidente, è in netto contrasto con la concezione prevalentemente occidentale della modernizzazione che sancisce come inevitabile il conflitto tra l'uomo, la natura e la tecnologia.

Domani parleremo della Bioclima nelle esperienze dell'antica Roma.

 

 

15/02/2013

Fonte:

Cortese contributo dell'

Architetto Alessi Baldassare

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