Behrenti "L'architettura concepita come un essere vivente"

Oggi vorrei fermare la vostra attenzione su alcuni fraintendimenti del termine <<organico >>.

Questa analisi scritta da un critico dell'arte serve solo per riflettere e non è dogma di fede, è solo un modus operandi per aiutarci a capire sempre di più il termine organico.

Queste analisi ci accompagneranno nel cammino alla riscoperta di un' architettura a dimensione umana.

L'uso del termine <<organico>> in architettura, datando da lungo tempo, è gravido di fraintendimenti che urge dissipare.

Anzitutto, ripetendo che l'artista deve ispirarsi alla natura, v'è il pericolo di incentivare l'imitazione delle forme naturali. Poichè i maggiori assertori del movimento organico guardano con particolare amore ai templi egiziani e alle chiese gotiche, l'abbaglio è anche più facile: in ambedue i casi, infatti, le decorazioni hanno matrice naturalistica. Behrent, pur mettendo in guardia contro tale interpretazione, indugia a descrivere le opere wrightiane con allegorie botaniche: <<come una pianta>> l'edificio sorge dalla terra alla luce: i tetti sporgenti ricordano <<l'essenza dei rami tradotta in forme architettoniche>>; le finestre variamente disposte riecheggiano l'assetto sparso delle <<foglie>>; il rapporto tra corpo principale della casa e volumi aggiunti rievoca <<il tronco che man mano sale, si fa più libero e leggero, mentre i dettagli dell'albero divengono più elaborati e tenui>>.

Questo compiacimento in associazioni estrinseche può essere legittimo se consente al critico una maggiore adesione all'oggetto poetico, ma conferisce all'architettura organica un alone di romanticismo, di meccanico <<ritorno alla natura>>, che va totalmente respinto. Il più malsano decadentismo inglese del secolo scorso si è inebriato di reminescenze vegetali appiccicate su ranciti cottages.

L'Art Nouveau ha adottato un'ornamentazione<<floreale>> linearisticamente stilizzata che ne costituì un fattore importante ma collaterale, decisivo solo nelle fase decadente, <<liberty>>.

Wright stesso non fu immune da questo malinteso, come dimostrano i blocchi di pietra incuneati tra i mattoni della Willians House a River Forest del 1895, che radicano quasi mimeticamente l'edificio al terreno, o le famose colonne a fungo della S. C. Johnson a Racine, improntate da suggestioni arboree.

Ma sono pretesti, motivi periferici, non certo qualificanti dei gesti wrightiani. Più insidioso l'equivoco biologico. Da Vasari, secondo il quale l'architettura deve apparire organica come un corpo vivente, da Michelangelo che giudicava impossibile comprendere l'architettura senza conoscere a fondo l'anatomia, fino a Geoffrey Scott e Arnold Whittick, una folta schiera di artisti e storici, specialmente tedeschi ed inglesi, ha basato un ambiguo sistema di critica estetica su metafore: una torre <<s'innalza>>, una colonna <<si contrae>>, una facciata è <<movimentata e inquieta>>, un'altra <<calma e distesa>>.

Si tratta dell'applicazione di teorie fisiopsicologiche, in particolare dell'Einfuhlung. <<L'arte architettonica è la trascrizione di stati sensoriali corporei nelle forme del costruire>>, afferma Scott.

Domani continueremo a descrivere le critiche che E Whittick sempre sull'architettura organica.

Continuiamo a descrivere gli effetti devastanti delle masse d'aria che si possono creare all'interno di un edificio.

Ad esempio un aggetto orizzontale posto all'altezza del soffitto di un ambiente confinato è in grado di convogliare le masse d'aria in direzione dell'apertura aumentando, in questo modo, la ventilazione interna, mentre, al contrario, un oggetto orizzontale sopra la finestra separa il flusso complessivo della massa del vento indirizzandolo parzialmente verso la parte alta dell'ambiente.

Anche in questo caso la ventilazione interna diminuisce come nel caso dell'aggetto sopra il soffitto.

Inoltre la disposizione di schermi ortogonali rispetto alla direzione prevalente del vento, in prossimità delle aperture di un edificio, sono altresì in grado di convogliare le correnti d'aria all'interno dell'ambiente confinato.

Pertanto possiamo affermare che la portata d'aria negli ambienti interni confinati di un edificio è funzione oltre che della temperatura e della velocità delle masse d'aria anche delle caratteristiche tecniche delle aperture dell'ambiente interessato e della loro disposizione rispetto all'intero manufatto edilizio.

La migliore distribuzione dell'aria negli ambienti interni confinati si realizza quando le aperture si fronteggiano in modo diagonale e la massa d'aria in entrata non viene deviata in modo eccessivo dalla presenza di particolari partizioni interne.

Infatti un'unica apertura, localizzata sul lato sopravvento di un edificio, non produce nessuna ventilazione all'interno dell'ambiente confinato.

Al contrario un'apertura di entrata piccola del flusso d'aria ed una grande apertura d'uscita sono in grado di provocare un aumento complessivo della ventilazione all'interno dell'ambiente come anche un'apertura di entrata di dimensioni uguali a quella di uscita.

Aperture poste sullo stesso lato di un edificio non determinano una ventilazione che può essere apprezzata all'interno dell'ambiente confinato.

La forma e la dimensione delle aperture incidono anche sul flusso del vento in modo da modificarlo per adattarlo alle diverse esigenze abitative degli occupanti l'ambiente confinato.

Ad esempio per avere ricambio d'aria significativo è sufficiente disporre due grandi aperture, una di fronte all'altra, nelle zone di alta e bassa pressione.

La localizzazione di aperture di entrata di dimensione più grandi rispetto a quelle di uscita, realizzano una scarsa ventilazione all'interno dell'ambiente confinato in quanto l'accelerazione della corrente d'aria è in grado di manifestarsi soltanto nelle vicinanze delle aperture.

Inoltre, dal momento che l'aria calda all'interno degli ambienti confinati si dispone nella parte più alta, le aperture di ingresso e di uscita della massa d'aria entrambe poste nella parte più bassa dell'ambiente, comportano un effetto raffrescamento assai limitato, contrariamente alla localizzazione di aperture di ingresso poste in basso ed aperture di uscita poste in alto. Questa particolare disposizione è in grado di svolgere complessivamente un'azione certamente più efficace.

In linea generale si può affermare che la particolare posizione dell'apertura di entrata della massa d'aria occupa un ruolo particolarmente importante in relazione all'andamento del flusso interno all'ambiente confinato, mentre, al contrario, la localizzazione dell'apertura di uscita, presenta, in genere, una minore importanza sull'andamento complessivo delle correnti d'aria.

 

21/03/2013

Fonte:

Cortese contributo dell'

Architetto Alessi Baldassare