Possibilità di sfruttare salti d’acqua di pochi metri col mini idroelettrico

Se sono quasi archiviati i progetti per la costruzione di grandi centrali, gli impianti di dimensioni più ridotte possono contare su abilità artigianali diffuse nel territorio per la fabbricazione di macchine ad hoc destinate a siti specifici. La principale frontiera di espansione sono i salti di acqua (da tre metri), gli acquedotti e i canali di irrigazione: si tratta di sorgenti di energia distribuite sul territorio. “A parità di potenza installata e in superfici minori, gli impianti mini-idroelettrici offrono un rendimento maggiore nella produzione di energia con 4500 ore annue di funzionamento in media, superiore all’eolico e al fotovoltaico”. Secondo gli ultimi dati diffusi da Terna, sono 1270 le strutture in grado di generare fino a un megawatt. Il  piccolo  idroelettrico produce più di 46 TWh di elettricità all’anno nei paesi appartenenti alla UE 27, e si stima possa raggiungere i 54,7 TWh entro il 2020. Oggi, il solo piccolo idroelettrico è sufficiente a fornire energia a più di 13 milioni di famiglie in Europa.

Contribuisce ad evitare ogni anno 29 milioni di tonnellate di CO 2 , che si traduce in un costo per CO 2  evitata di circa 766 milioni di euro all’anno.

E’ quanto rivela la banca dati centrale HYDI.

E’ realizzata da ESHA nell’ambito del progetto europeo SHP Stream Map, che contiene dati riguardanti energia, mercato  e  policy  sul  settore  idroelettrico  nei  paesi  dell’UE-27.  Il  database  è  liberamente accessibile al pubblico.

I  piccoli  impianti idroelettrici, inoltre, utilizzano fonti locali di energia, consentendo di  aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento  energetico  e  di  ridurre  le  distanze  di  trasporto  dell’energia,  con conseguenti minori perdite di trasmissione.

Questo decentramento favorisce  lo  sviluppo  delle comunità  locali,  generando  fonti  di  reddito  e  creando  posti  di  lavoro  sul  territorio.

Ulteriori   opportunità   di   crescita   per   l’economia   locale   derivano   poi   dagli   interventi   di potenziamento  e  rifacimento  di  migliaia  di  siti  abbandonati  sparsi  in  tutta  Europa:  questo permetterà  non  solo  di  aumentare  la  produzione  di  energia  elettrica,  ma  anche  di  migliorare  le condizioni ambientali dei siti.

Nonostante questi evidenti vantaggi ed opportunità, i curatori del database registrano  che il settore del piccolo idroelettrico  trova  ancora  difficoltà  al  suo  sviluppo:  “procedure  di  rilascio  delle  concessioni per l’uso delle acque costose, complicate e non trasparenti, un’applicazione non armonizzata della Direttiva Quadro Acque e l’opposizione locale rimangono i più grandi ostacoli per il settore”, si legge nella nota di presentazione del database.

Prendiamo in esame gli acquedotti :

Le società di gestione degli acquedotti,  tirano fuori dei soldi per fornire l’energia elettrica e i servizi al fine di immettere l’acqua nelle condutture. Un’attività che, secondo Federutility, equivale al 10% dei costi industriali sostenuti per ogni metro cubo d’acqua.

Costi, quest’ultimi, che in media si attestano in Italia sui 0,87 euro.

Secondo il comitato istituito presso il ministero dell’Ambiente, la quantità di acqua immessa nel sistema idrico nel 2008, riferita a 36,5 milioni di abitanti, è di 5,308 miliardi di m3.

Questo dato parametrato sugli attuali 60 milioni di abitanti, così come indicato dallo stesso Co.Vi.Ri, implica una valore di 8,72 miliardi di m3

La perdite stimate si attestano sui 2,61 miliardi di m3 questo  significano circa 226 milioni di euro buttati via ogni anno.

Soldi sprecati.

Intervenire sulle perdite e recuperare energia elettrica è possibile.

Abbiamo già ampiamente descritto come la corretta gestione degli impianti, il risparmio e il recupero energetico, rappresenti per il paese una via obbligata da perseguire piuttosto che quella di aumentare la produzione di energia.

 

25/11/2011

Fonte: http://www.cercageometra.it

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