Cosa è al Progettazione Illuminotecnica Ecosostenibile?

Che ruolo hanno i progettisti nel ridurre l’inquinamento luminoso? Visto che gli effetti delle immissioni luminose inquinanti dipendono dalla direzione di emissione degli apparecchi di illuminazione e dal modo che hanno le diverse superfici di distribuire la loro luce nelle varie direzioni, risulta fondamentale minimizzare il più possibile l’emissione verso l'alto degli apparecchi, per ridurre l’effetto delle immissioni luminose in atmosfera. Una progettazione coscienziosa dovrebbe inoltre massimizzare la frazione della luce emessa dall'impianto che viene realmente utilizzata per illuminare la superficie (chiamata “Utilanza”) in modo da ridurre al minimo la luce dispersa nelle aree circostanti.

Questo è concretamente realizzabile attraverso un'attenta progettazione e un'attenta scelta degli apparecchi di illuminazione basata sulle loro caratteristiche e prestazioni, dunque grazie ad accurati progetti illuminotecnici.

Si chiama Progettazione Illuminotecnica Ecosostenibile la materia che ha come obiettivo quello di accrescere la sensibilizzazione e la cultura illuminotecnica nei professionisti dell'illuminazione per esterni con particolare attenzione ai temi del risparmio energetico e dell'inquinamento luminoso.

Gli Ordini professionali organizzano sempre più incontri per divulgare notizie sul tema e aggiornare i professionisti sulla normativa e le misure per rispettare i limiti di legge, mentre gli enti locali adottano soluzioni sempre più eco-compatibili : prima fra tutte minimizzando la dispersione diretta di luce da parte degli apparecchi di illuminazione al di fuori delle aree da illuminare.

In genere in Italia i criteri d'approccio ad un progetto illuminotecnico sono soddisfatti, ove non esiste una legge regionale, applicando la UNI 10819; ad eccezione e della Valle d'Aosta e del Piemonte la quale stabilisce che i nuovi impianti devono essere conformi alle norme CEIUNI.

Ci sono poi alcune zone del territorio dove è necessario garantire sicurezza (vedi muri perimetrali delle carceri e delle caserme, delle ambasciate, musei e monumenti storici), per le quali sono necessari buoni livelli d'illuminamento verticali sia per la sorveglianza con telecamere a circuito chiuso, sia per la visione diretta da parte del personale di sorveglianza. In questi casi diventa difficile o impossibile evitare che ci sia una dispersione del flusso luminoso verso l'alto e quindi sono necessarie deroghe alle leggi.

Applicare le leggi regionali in alcuni casi diventa di difficile, poiché oltre a poter essere interpretate in modo diverso da chi progetta, sono differenti l’una con l’altra e impongono limiti non comparabili: come ad esempio la L.R. Lombardia che impone valori di zero cd/klm a 90° ed oltre mentre la L.R. Veneto parla valori di dispersione del flusso luminoso verso l'alto < 3% del flusso emesso dall'apparecchio. La complessità aumenta in quei casi in cui è necessaria l'applicazione di più leggi regionali, come per impianti o infrastrutture costruite su territori estesi su più regioni.

In tutta l’Unione Europea, entro settembre 2012 devono essere bandite le lampadine a incandescenza [vetro, bulbo e filamento interno N.d.r.] per fare spazio a quelle cosiddette “a basso consumo” [Direttiva Ecodesign dei Prodotti che Consumano Energia (EuP)]: una proposta di regolamento della Commissione volta a eliminare dal commercio gradualmente le lampadine tradizionali, cominciata nel 2009 quando non erano più in vendita le vecchie lampadine incandescenti da 100 watt, seguite nel 2011 da quelle a incandescenza da 75 watt fino all’eliminazione dal mercato di quelle tra 40 e 25 watt nel 2012.

Secondo questa proposta di regolamento, che deve essere ancora approvato dal Parlamento europeo, i consumatori potranno ancora scegliere tra le lampadine fluorescenti compatte a lunga durata oppure le lampade alogene efficienti che forniscono la stessa qualità di luce dei bulbi incandescenti con risparmi energetici tra il 25% e il 50%.

Ma le lampade fluorescenti compatte [note come LFC ma spesso erroneamente chiamate neon N.d.r.], la più diffusa tipologia di lampade a basso consumo oggi presente sul mercato, presentano tre problemi:

LE RADIAZIONI ELETTROMAGNETICHE – generano potenti campi elettromagnetici a poca distanza dalla sorgente. [fonte: CRIIREM (Centre de recherche et d´information sur les rayonnements électromagnétiques)]

IL MERCURIO – contenuto in quantità tra 3 a 5 mg, estremamente tossico per il cervello, il sistema nervoso, i reni ed il fegato. Questo nonostante si dica che le LFC hanno un basso contenuto di mercurio, ma che si è constato che nelle quantità citate è più che sufficiente a causare seri danni alla salute.

L’EMISSIONE DI RADIAZIONI UV – nelle LFC senza il doppio guscio protettivo ed anche alcuni tipi di lampade alogene che emettono radiazioni UV-B e tracce di UV-C, dannose per la pelle (tumore della pelle) e per gli occhi (cataratta), fino alla comparsa sul viso sintomi allergici e/o lesioni simili alle ustioni da sole [fonte: British Association of Dermatologists]

Riscontrati poi altri problemi correlati all’uso delle LFC come il tremolio della luce che può provocare mal di testa, affaticamento della vista e problemi di concentrazione, e l’alta percentuale della componente blu della luce che diminuirebbe la produzione di melatonina, a sua volta causa di disturbi del sonno, tumori, attacchi di cuore, ecc. Da uno studio pubblicato nel giugno del 2008 dall’American Journal of Industrial Medicine si apprende che le LFC possono far aumentare fino a 5 volte il rischio di contrarre il cancro!

L’alternativa imprescindibile allora sembrerebbero i LED che contengono polvere di silicio, non contengono gas nocivi e sostanze tossiche – al contrario delle fluorescenti e delle lampade a scarica contenenti alogenuri metallici e vapori di sodio – e non emettono raggi U.V. e raggi I.R., dannosi per gli occhi e per la pelle ad esposizioni dirette.

Ma ecco una notazione che farà crollare qualche mito dell’ecosostenibilità: le lampade agli alogenuri (o ioduri) metallici – meglio conosciute come LED a luce bianca – sono sorgenti emettono una luce ad ampio spettrobianchissima, che inquina tutte le bande spettrali ed in particolare emettono molta luce blu che, come visto, causa la soppressione della produzione notturna della melatonina.
L’uso di queste lampade ad ampio spettro (invece di quelle al sodio con picco di emissione a 590 nm) potrebbe rendere le strade meno sicure per i guidatori oltre i 60 anni di età [fonte Organizzazione Cielo Blu].

Si tenga conto che la progettazione illuminotecnica ecosostenibile è in continua evoluzione e progresso e dunque non è detto che gli esperti del settore non stiano già affinando la ricerca verso il miglioramento delle prestazioni dei LED o addirittura verso la creazione di nuovi tipi di elementi illuminanti.

31/07/2011

Fonte:

http://www.cercageometra.it

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