Leggenda e Mito Picasso e Vasari

Ritorniamo a parlare di due Miti e leggende " Picasso e Vasari ".

Sotto la riflessione acuta e per certi versi analitica Moravia dipinge Picasso universalmente come genio indiscusso del xx secolo.
Biografie e studi post mortem hanno determinato attorno alla sua figura storia e mito e lo descrivono come un uomo che cambiato le sorti dell'arte del suo tempo e di quello a venire.

Tralascio le origini che ho scritto nell’articolo precedente e vediamo di analizzare l'umus famigliare attorno al genio.

Guantaio il nonno, appassionato di disegno e musicista, mentre Francisco Picasso, nonno materno, lasciò presto Malaga e la famiglia alla volta di Cuba, dove trascorse il resto della sua vita, forse in qualità di funzionario del governo cubano.

Il padre Josè Ruiz si dedica completamente, a differenza del nonno, alla pittura e al disegno. Disegna quadri della sala da pranzo e quadri di piante e animali, soprattutto uccelli. L'attività del padre segna il giovane che era ossessionato dalle tele del padre ricca di centinaia di piccioni. . . migliaia di piccioni. . . . milioni di piccioni.

La figura del padre stimola la sua vena creativa e una capacità ironica che illuminerà e caratterizzerà il modo di dipingere.

La parte materna era di origine Italiana. Il bisnonno di Marìa Picasso, nacque a Recco, un paese presso Genova, e parente del pittore Matteo Picasso, nato anch'egli a Recco.

La madre per Picasso è un punto di riferimento e da lei eredita inquietudine e fierezza.

Il padre Josè Ruiz per arrotondare (dato la poco redditizia attività di pittore ), svolge un incarico amministrativo presso la Scuola di Arti e Mestieri di San Telmo, e dirige il Museo locale di Malaga.

Pablo che alla sua nascita è creduto morto, salvato dallo zio don Salvador, fratello del padre ed esperto medico.

Picasso trascorre a Malaga l'infanzia e gli anni della prima formazione. La scuola per lui corrisponde ad un periodo di vuoto ricettivo, le idee sono ancora in stato embrionale e le immagini dei libri si sedimentano nella memoria.

Più volte sosterrà che dalla scuola non ha imparato nulla, e la vede solo come perdita di tempo e obbligo restrittivo per la sua precoce immaginazione.

A malaga il piccolo Picasso osserva le donne ricamare e il padre dipingere, e comincia a dipingere egli stesso. Il suo primo quadro, dipinto all'età di 8 anni, raffigura la corrida, spettacolo a cui è solito assistere assieme al padre.

L'accademismo e il rispetto delle regole del mestiere sono le caratteristiche di Picasso adolescente. I colori sono accesi e denotano una certa familiarità con l'uso dei pennelli, oltre ad una plasticità precocemente consapevole.

La prossima volta descriveremo Picasso all'età di 10 anni e vedremo che cosa disegna e soprattutto che cosa lo porterà a scegliere il mestiere di pittore.

Vasari nascita e motivazioni dell'opera più insigne della storia Le Vite.

Come sia nata l'idea di comporre Le Vite è narrata dallo stesso autore nella sua autobiografia.

La riflessione gli venne in una discussione con il cardinal farnese, monsignor Giovio, nel quale emerge il desiderio di voler scrivere un trattato nel quale si ragionasse degli uomini illustri nell'arte e nel disegno, da Cimabue fino ai giorni in cui visse il Vasari.

Nel 1550 dopo tanti anni di riflessione e appunti, presso il Torrentino di Firenze esce l'opera col titolo: Le Vite più eccellenti degli Architetti e Pittori e Scultori italiani da Cimabue sino ai nostri tempi.

L'accoglienza da parte dei letterati e artisti fu estremamente favorevole e l'autore ebbe ampi elogi dalle maggiori personalità del suo tempo, anche se non mancarono chi, geloso di quel successo, tentò di discreditare e di togliere la paternità.

Nel 1568, presso i Giunti, dopo circa vent'anni dalla prima stesura dell'opera, apparve la seconda edizione, con le correzioni, le aggiunte di nuove vite di illustri artisti, e le incisioni con i ritratti degli artefici.

Vediamo cosa scrisse il noto storico Schlosser : il Vasari si è servito con garbo e con diligenza della maggior parte della letteratura dell'arte esistente, e nella sua seconda edizione una maggior cura delle fonti letterarie per avere una accresciuta coscienza storica. La difficoltà nel reperire fonti degli artisti su manoscritti antichi, fa dimenticare le sviste e le inesattezze (scritto su letteratura artistica'1931).

Per la prima parte delle Vite egli si servì degli scritti del Ghilberti, e la (Vita di Giotto) si servì del testo ghilbertiano e dei suoi commenti.

A proposito nel Rinascimento non conoscevano il concetto di plagio, quale possediamo noi oggi. Per cui non si reputava illecito riportare interi brani di autori come propri. Il Vasari adotta più volte tale procedimento sia con fonti più antiche, come appunto il Ghilberti o la Cronica dei Villani, sia con contemporanei, come volutamente e quasi per vendetta, fa nella seconda edizione per la biografia michelangiolesca, nei confronti del Condivi, il quale nella sua vita del Buonarroti del 1553 aveva ampiamente attinto all'edizione vasariana del 1550.

La prossima volta scopriremo altre critiche attorno alle fonti per la stesura dell'opera del Vasari dello storico Kallab.

 

16/02/2013

Fonte:

Cortese contributo dell'

Architetto Alessi Baldassare

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