Ideosincrasia del processo creativo di Alvar Alto

In un periodo storico dove si inneggia la velocità e la voracità delle immagini, riflettere su dove l'uomo sta andando è il compito degli intellettuali del futuro.

Vorrei fermare il pensiero e farlo volteggiare aiutandomi con l'ausilio del genio Alvar Aalto. Le sue parole "strano a dirsi", sembrano odierne e lasciano un amaro dentro e ci portano a dire: perchè siamo ridotti in questo stato?

forse chi sta ai vertici non si rende conto che hanno causato la distruzioni delle città,  ma la cosa più grave, che le generazioni future sono stati abituati all'anarchia dei valori senza armonia con il creato.

Vediamo che cosa scrisse Alvar Aalto nel 1947 in "La trota e il torrente di montagna".

Vorrei aggiungere che l'architettura e i suoi particolari sono connessi in un certo senso alla biologia:Forse essi sono simili a un salmone o ad una trota adulta. Questi non sono nati già adulti, nè sono nati nel mare o nel corso d'acqua dove vivono abitualmente:Essi sono nati a molte centinaia di migliaia di distanza dal proprio ambiente di vita. Dove i fiumi sono soltanto dei torrenti, piccoli specchi d'acqua scintillanti in mezzo alle montagne. . . . . tanto lontano dal loro ambiente naturale quanto lo sono la vita spirituale e gli istinti dell'uomo rispetto all'ambiente quotidiano di lavoro. E come lo sviluppo delle uova del pesce fino a diventare un organismo maturo richiede del tempo, altrettanto tempo richiede tutto ciò che si sviluppa si consolida nel nostro mondo di pensieri. L'architettura ha bisogno di questo tempo a un livello persino maggiore di qualsiasi altra attività creativa.

Continuiamo a farci cullare da Le Corbusier con le sue riflessioni sull'uomo moderno.

Quet'essere umano, questi esseri,  questa società d'oggi immersi in un ambiente,  ed evadere da esso sarebbe un'assurdità. Occorre dunque cercare un equilibrio tra l'uomo e il suo ambiente.

Ma di quale uomo o di quale ambiente si tratterà? Di un uomo profondamente modificato dal secolare artificio della civiltà e, più in particolare, terribilmente snervato da cent'anni di macchinismo? Di un ambiente agitato dal tumulto dei mezzi meccanici, che formano talvolta uno scenario e un'atmosfera allucinanti?

Nè l'uno, nè l'altro: in quest'ora di sconvolgimento, occorre risalire agli stessi princìpi costitutivi dell'uomo e dell'ambiente. L'uomo inteso come organismo biologico, valore psico-fisiologico; l'ambiente riscoperto nella sua essenza permanente, la natura. . . Ritrovare la legge di natura. E studiare l'uomo e il suo ambiente: l'uomo essenziale e la natura profonda.

Ricercare, ritrovare, riscoprire il principio unitario che governa le opere dell'uomo e quelle della natura. L'uomo prodotto ( il più alto forse) della natura, e perciò specchio di essa : la natura, parte del cosmo. Perchè regni l'armonia, bisogna che nelle attività dello spirito regni la stessa legge che è nell'opera della natura.

L'opera umana deve diventare solidale con l'opera della natura.

La natura ci fornisce insegnamenti senza fine. In essa si manifesta la vita, di cui la biologia raccoglie le leggi; tutto in essa ha una nascita, una crescita, una fioritura, una decadenza. ll comportamento umano procede anch'esso per fasi analoghe. L'architettura e l'urbanistica, che sono mezzi con i quali gli uomini inquadrano in modo utile la propria vita, esprimono nella maniera più esatta i valori materiali e morali d'una società. Anche qui, la vita governa l'idea : nascita, crescita, sviluppo, declino.

Il termine <<biologia>> è quanto mai appropriato all'architettura e all'urbanistica : in esso si riassumono le qualità di un'architettura: in esso si riassumono le qualità di un'architettura e di un'urbanistica vive. Biologia che determina le piante le sezioni degli edifici, che coordina i volumi, che risponde in maniera adeguata alle diverse funzioni, biologia che assicura elasticità e armonia alle circolazioni. La vita si sviluppa dall'interno verso l'esterno, si espande, aprendosi alla luce e offrendosi allo spazio; l'architettura e l'urbanistica procedono dalla stessa norma unitaria: dall'interno all'esterno, una norma ch'è un severo metro di giudizio.

L'edilizia si definisce quindi come un complesso di elementi associati in vista di finalità utili e che costituiscono altrettanti organi, connessi tra loro come in un organismo naturale.

Domani continueremo a lasciarci affascinare dal grande poeta architetto Le Corbusier,  che con la sua acuta sensibilità ha illuminato le coscienze oscure del suo tempo.

Gli articoli seguono il naturale percorso di acquisizione di concetti per arrivare ad avere un substrato culturale per una maggiore coscienza nel costruire. Vuol essere da stimolo e non si ha velleità alcuna di insegnare niente a nessuno dato che ci sono molti cultori in materia architettonica; però la riflessione viene spontanea : se è vero che l'Italia è piena di luminari del settore, perchè l'architettura è ridotta a merce di scambio,  si costruisce rovinando le coste,  vi è un abusivismo edilizio, quartieri dormitorio senza servizi e si potrebbe continuare all'infinito. Il futuro è sanare le città e ritrovare il giusto equilibrio tra uomo- natura e cose.

Scopriamo come i grandi architetti del passato hanno saputo con sapienza utilizzare le fonti naturali.

L'intera opera di Louis Kahan sembra ispirata dall'impegno di rendere la radiazione solare il materiale per eccellenza della sua architettura.

negli anni sessanta, durante un soggiorno a Luanda (Angola) relativamente all'incarico del progetto del nuovo Consolato Americano, Louis Kahan si rende conto dell'enorme illuminazione abbagliante e del calore che sono generati dal sole allorchè questo colpisce le superfici esterne degli edifici senza incontrare schermature intermedie.

L'architetto inventa quindi la soluzione del muro posto dinanzi alla finestra, in una sorta di brise-soleil, rivisitato in chiave monumentale, forato in modo da regolare l'accesso della luce negli ambienti interni.

Inoltre Louis Kahn affronta anche la problematica del calore generato dalla copertura invasa completamente dal sole.

Nasce quindi un secondo elemento che può connotarsi come un sorta di sdoppiamento del tetto in due superfici separate, una per la pioggia ed una per il sole, da disporre distanziate tra loro di circa 1,80 metri.

Il tetto superiore, in questa soluzione, blocca i raggi solari e crea un'intensa circolazione d'aria in tutto l'edificio.

Come si è capito bastano piccole intuizioni per far diventare un edificio con caratteristiche bioclimatiche.

 

01/03/2013

Fonte:

Cortese contributo dell'

Architetto Alessi Baldassare

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