Frank Lloyd Wright, Le Corbusier e i Metabolisti a confronto

Continuiamo a percorrere il sentiero della conoscenza e allietare il vostro tempo con la descrizione puntuale di due geni del passato: Le Corbusier e Wright.

Ieri abbiamo rivisitato la sua formazione continuiamo a descrivere le sue tappe fondamentali per capire e attingere pillole di saggezza.

1900 LC entra nella scuola d'arte applicata di La Chaux de Fonds come incisore e cesellatore. Influsso decisivo del suo maestro, il pittore Eplatenier: svolta artistica nella pittura e interesse per l'architettura.

Nel 1904 ingresso nei Cours superierus Dècoration, allora appena istituiti sotto la direzione di Eplattenier.

1905 il primo incarico: la villa Fallet a La Chaux de Fonds.

Nel 1907 primo viaggio abbastanza lungo nell'Italia del nord e in Toscana, dove LC resta impressionato fortemente dalla certosa di Ema a Galluzzo. Il viaggio di studio prosegue quindi verso Siena, Ravenna e, attraverso Budapest, Vienna. Qui LC lavora alcuni mesi presso Josef Hoffmann al Wiener Werkstatten e prende conoscenza delle idee rivoluzionarie dell'architetto Adolf Looss.

1908 Da Vienna a Norimberga, Monaco, Nancy, e, per la prima volta, Parigi.

Qui conosce Jourdain, Grasset, Sauvage e altri. Presumibilmente in questo periodo LC incontra anche Tony Garnier a Lione (Vers une Architecture).

Fino alla primavera del 1909 LC lavora da August Perret, dove familiarizza per la prima volta con l'uso del cemento armato.

1909 LC ritorna a La Chaux de Fonds, dove contribuisce alla fondazione degli Atelier d'art rèunis.

1910 Questo istituto lo incarica di fare dei viaggi di studio in Germania per prendere contatto con i maggiori esponenti del Werkbund tedesco. In questa occasione appare il suo primo scritto, Etude sur le mouvement d'art dècoratif en Allemagne(1912).

LC lavora cinque mesi dall'architetto Peter Behrens a Berlino. Contatti con Walter Groupius, Mies Van De Rohe, Heinrich Tessenow, Wolf Dohrn e altri. Nel medesimo periodo l'unico fratello di LC, Albert Jeanneret, vive anche lui in Germania come musicista e lavora con Jacques Dalcroz alla Jacques-Dalcroze Rhythmickschle a Hellerau. . . . . . continua domani la sua biografia.

Vediamo di analizzare la sua visione sulla città.

Le Corbusier

Egli scrive: La città concentrica-radiale industriale ha di fatto fallito.

Essa tormenta i suoi abitanti con la frenetica circolazione meccanica che impone quotidianamente, e col caotico groviglio. . . . . di stabilimenti industriali e di quartieri d'affitto, di fabbriche e di quartieri di periferia, d'una periferia sempre più estesa e lontana. . . . . Come evitare che le nostre città si dilatino e si diluiscano, perdendo la propria forma e la propria anima?.

E' avvenuta una violenta rottura nella società occidentale scandita fino al scorso secolo dal passo del cavallo, viene soppiantata dalle automobili. La velocità della produzione e dei trasporti delle persone e delle cose ha prodotto l'esplosione delle città che si congestionano, la campagna si spopola, le province sono violate nella loro intimità. I centri abitati si estendono senza forma, indefinitamente.

La città come organismo urbano coerente scompare; il villaggio già organismo rurale coerente, mostra i sintomi d'una decadenza sempre più rapida; messo bruscamente a contatto con la città, perde il suo equilibrio e viene abbandonato.

Si direbbe che tutta la società, ebra di movimento e di velocità, si sia messa senza accorgersene a girare su se stessa.

Nascono le città di scambio nate dagli incroci delle strade regie: paesi, capoluoghi, città, capitali. In questi luoghi di transito si stabiliscono i mercati con i loro banchieri; coloro che commerciano in idee, i dotti e i maestri; e coloro che esprimono la vita là dove essa si manifesta più intensa, gli artisti. Anche l'autorità, com'è ovvio, s'insedia in un luogo concentrico-radiale.

Le velocità meccaniche hanno dato via libera all'industria, e questa s'è alacremente e sconsideratamente installata in tali località preesistenti, perchè lì era possibile trovare alloggi, approvvigionamenti e mano d'opera, insieme con le molteplici risorse sociali che sempre offre un agglomerato umano. . La gigantesca inondazione della prima era industriale ha prodotto in questa città l'attuale congestione.

I luoghi d'abitazione, in cerchie successive e soffocanti, concatenate tra loro come ingranaggi, di stabilimenti industriali e di quartieri d'affitto, di fabbriche e di quartieri di periferia, d'una periferia sempre più estesa e lontana. La popolazione aumenta sempre di più. Le reti dei trasporti pubblici: metropolitana, autobus, ferrovie, strade, sono soggette a continuo rinnovamento perchè sia garantito il quotidiano afflusso delle masse al centro della città; ogni cosa viene rettificata, coordinata, migliorata ogni giorno, ma tutto a spese dell'uomo e per la sua infelicità.

La sua giornata solare di ventiquattr'ore non ha dolcezze da offrirgli, ed egli vive in modo artificiale, precario. Le condizioni di natura sono state abolite. La moderna città industriale concentrico- radiale è un cancro che prospera a dovere.

Incasellamento e disprezzo dell'uomo caratterizzano le nostre mediocri scatole d'affitto, mal isolate acusticamente, affaccianti sul tumulto della strada e sul suo terrore meccanico, mortale nemico dei bambini. Molti credono di poter compensare il logorio dei nervi e i mille disagi della vita cittadina andando ad abitare in casette di periferia.

Questo sogno d'evasione è legittimo: anzi, il rifiuto delle presenti condizioni di vita nelle città è all'origine di una dottrina condivisa da tuttii grandi architetti moderni, ma in che cosa si traduce, nei fatti, questa evasione?nell'anarchica proliferazione di sobborghi che corrodono la natura e degradano le belle comunità rurali, nelle spese vertiginose (trasporti pubblici, complicata rete stradale, condutture, comunicazioni, ecc. )che il malsano rigonfiamento delle nostre città comporta per lo Stato. Questo enorme spreco, la disorganizzazione del fenomeno urbano, costituisce uno degli oneri più schiaccianti imposti alla società moderna. Il cinquanta percento del frutto del lavoro collettivo è prelevato dallo Stato per pagare questo sperpero.

Un'utilizzazione razionale del territorio consentirebbe alla popolazione di lavorare la metà.

Evidentemente la casetta <<la mia casetta>>, << il mio nido>>con accanto l'albero amico e il frutteto o l'orticello, sta nel cuore e nella mente della massa: e ciò permette agli uomini di affari di realizzare lauti profitti lottizzando terreni, fabbricando porte e finestre, costruendo le strade e le loro condutture, i tram, gli autobus, le metropolitane, le automobili, le biciclette, le motociclette necessarie per l'attuazione del bel sogno virgiliano. . . . domani continua.

Frank Lloyd Wright

Nel 1879 i Wright tornano nel Winsconsin, stabilendosi a Madison, dove il giovane frequenza la Second Ward School. Il padre si è intanto convertito alla fede dei parenti della moglie, divenendo Unitarian. Per questa congregazione Frank costruirà diverse chiese, tra cui il tempio Unitario del 1906 (68).

1885 Discordie familiari sempre più intense provocano il definitivo allontanamento di William Wright, che non darà più notizie di sè.

Frank comincia a lavorare come disegnatore nello studio di Allen D. Conover, preside della locale scuola di ingegneria; s'iscrive all'università, ma solo in qualità diallievo esterno, e frequenta i corsi che si svolgono la mattina.

Tra i grafici eseguiti per Conover, si annovera quelli dell'University Avenue e della casa Power. . . . . . domani continua la biografia puntuale.

Al volgere del secolo del 1890, tuttavia, Wright stesso non aveva affatto chiara la forma che questa trasformazione doveva assumere. Come i suoi maestri, Sullivan e Richardson, egli oscillava tra l'autorità dell'ordine classico e la vitalità della forma asimmetrica. Richardson aveva adottato, dopo la maniera<< feudale>> di Norman Shaw, uno stile asimmetrico per gli edifici privati; tuttavia le case di Richardson rivelano sempre una densità unificante, e, ogni volta che gli fu possibile, egli cercò di adattare alle sue esigenze la gravità romanica dello stile <<Secondo Impero>> di Vaudremer, trasformandolo in uno stile adatto al nuovo mondo.

Anche nelle sue prime case di legno un certo senso di pesantezza pervade le facciate di assicelle, mentre nelle sue case d'abitazione più tarde, come la Glessner House a Chicago, del 1885, dove le assicelle di legno cedono il posto alla pietra, la composizione asimmetrica era impregnata di una monumentalità indiscutibile.

La questione della monumentalità sembra aver conntribuito sembra aver contribuito tanto per Sallivan che per Wright.

Già nelle tombe Getty e Wainwright, costruite dopo il 1890, Sullivan aveva utilizzato forme monumentali .

La soluzione iniziale sembra essersi basata sulla formula di una doppia articolazione: classicità e pietra in città, gotico e legno in campagna.

Wright che dopo il 1890 aveva virtualmente la responsabilità della produzione residenziale di Sullivan, diede dimostrazione di questo principio dualistico prima nella sua casa, costruita nel 1889 in quella che era ancora la prateria della mitologia americana, il quartiere suburbano che stava nascendo a Oak Park, fuori Chicago, poi nella Charnley House, orientaleggiante e <<italiana>>, che progettò con Sallivan per il centro di Chicago nel 1892. In pianta che in alzato la casa di Wright deriva, come ha dimostrato Vincent Scully, dalle piante cruciformi e a T, delle case ad andamento piramidale che Bruce Price, influenzato da Richardson, stava costruendo a Tuxedo Park, presso New York. . . . . . . domani continua.

Vediamo di parlare dei Metabolisti.

Il movimento dei Metabolisti sorto in Giappone negli anni ' 60 è tra i primi a considerare il riferimento alla biologia in modo completamente diverso rispetto ai precedenti movimenti dell'architettura.

Tra le principali linee di pensiero presenti nell'architettura moderna, troviamo la corrente espressionista ed organica di HUGO HEARING che sostanzialmente, si oppone alla standardizzazione ed alla realizzazione del prodotto in serie, rifiutando l'approccio metodologico attraverso il quale alle cose viene data la forma dall'esterno in contrapposizione al loro continuo interno divenire formale.

Per i Metabolisti è importante soprattutto l'osservazione e lo stabilirsi di una analogia tra i processi che presiedono ai sistemi naturali e quelli che regolano complessivamente la formazione e la vita della città.

Negli scritti di Ugo Hearling si possono trovare una serie di considerazioni, anche metodologiche, che si oppongono alla linea prevalente del Movimento Moderno sancita nelle dichiarazioni dei CIAM.

In primo luogo il problema da affrontare per Hearing è quello della costruzione del manufatto come organismo vitale.

Egli nega, infatti, con forza l'identificazione tra funzionalità ed estetica e contesta, in modo radicale e convinto, l'idea di città teorizzata e sostenuta da Le Corbusier nel 1925 nei suoi Principi di Urbanistica.

E' essenziale dunque, per il movimento dei Metabolisti, l'introduzione della variabile tempo, trascurata quasi completamente dall'architettura del funzionalismo, che, al contrario, costituisce la dimensione fondamentale dei sistemi biologici.

Due dei principi fondamentali del movimento dei Metabolisti, sono che la società deve essere vista come una parte di una entità naturale che include il regno animale e quello vegetale, e, in secondo luogo, che la tecnologia deve essere interpretata come una naturale e conseguente estensione dell'umanità.

Tale posizione, come è evidente, è in netto contrasto con la concezione prevalentemente occidentale della modernizzazione che sancisce come inevitabile il conflitto tra l'uomo, la natura e la tecnologia.

11/04/2013

Fonte:

Cortese contributo dell'

Architetto Alessi Baldassare